18 Novembre: giornata internazionale del Tumore del Pancreas



Oggi, 18 novembre, è la giornata internazionale del Tumore del Pancreas. Si tratta della terza causa di morte oncologica, che si appresta purtroppo presto a divenire la seconda. Il tempo è fondamentale in questa patologia: riconoscere i campanelli di allarme e i fattori di rischio è centrale, perché una diagnosi precoce fa la differenza. E’ per questo che la campagna promossa dalla World Pancreatic Cancer Coalition si basa sull’hashtag #ItsAboutTime.

“Il tumore del pancreas – ci dice il prof. Chirletti, professore Straordinario di Chirurgia al Policlinico Umberto I e Chirurgo Generale presso la Clinica Villa Margherita – ha una sopravvivenza a 5 anni molto bassa: questo perché i segni e i sintomi della malattia sono aspecifici e compaiono tardivamente. Una diagnosi precoce influenza molto la prognosi a lungo termine, perché permette di effettuare una asportazione chirurgica radicale del tumore. L’intervento chirurgico è molto complesso, ma la letteratura scientifica dimostra che se effettuato da mani esperte, le complicanze si riducono significativamente e la prognosi migliora”.
La diagnosi si fa, di fronte a sintomi sospetti, tramite le immagini ottenute con la TC addominale, che ci permette di caratterizzare il tumore, la sua estensione ed aiutare così l’approccio chirurgico. Oggi le moderne apparecchiature permettono di ottenere scansioni (fettine) sottilissime che rendono visibili anche lesioni di pochi millimetri.

“Prima o dopo l’intervento, da sempre la chemioterapia tradizionale è stata l’arma utilizzata nel trattamento del carcinoma pancreatico. In alcuni pazienti selezionati con mutazione di alcuni geni, il BRCA1 e/o BRCA2, l’utilizzo di nuovi farmaci a bersaglio molecolare ha dimostrato un incremento significativo e rilevante della sopravvivenza, garantendo anche una ottima qualità di vita. Si apre così, finalmente anche in questa malattia, una strada già percorsa con successo in altri tipi di neoplasie in cui i pazienti ricevono terapie in base alle rispettive mutazioni nel profilo genico-molecolare del tumore”, aggiunge il dott. Salvo Caponnetto, Oncologo ricercatore al Policlinico Umberto I e componente dell’equipe multidisciplinare del Centro Oncologico di Villa Margherita.
La strada da percorrere nella prevenzione e nel trattamento di questo tumore è ancora lunga, ma le conquiste di questi anni devono spingere la comunità scientifica ad affrontare con sempre maggior attenzione e qualità una patologia così aggressiva ed adottare tecniche chirurgiche sempre più avanzate per garantire il miglior trattamento a questi pazienti.

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