INFERTILITÀ DI COPPIA: QUANTO INCIDE IL “FATTORE TEMPO”?



L’Italia è una delle nazioni europee con il più basso tasso di fecondità (numero medio di figli per ciascuna donna in età fertile). Il progressivo calo demografico è strettamente correlato ai cambiamenti socioculturali e al nuovo stile di vita degli italiani, sempre più inclini ad accantonare il proposito di creare una famiglia per investire sul consolidamento delle competenze e sulla realizzazione in ambito professionale. La difficoltà di conciliare la gestione del proprio tempo con la carriera e con il desiderio di autoaffermazione, spinge le donne a fare scelte professionali e rimandare il progetto di legame condizionato. Inoltre in un mercato competitivo che ancora oggi tende a penalizzare la maternità con figli in età prescolare, le giovani coppie sono portate a rinviare la genitorialità a un’età più avanzata, quando le possibilità di un concepimento spontaneo si riducono sensibilmente. Ciò fa sì che alla crescente denatalità corrisponda un graduale aumento dell’infertilità di coppia, che nel nostro Paese interessa circa il 15% delle famiglie.

L’età dei partner, in particolare della donna, è solo una tra le possibili cause dell’infertilità di coppia, ma spesso non si è consapevoli di quanto il “fattore tempo” sia importante ai fini del concepimento. Presso il Centro PMA di Villa Margherita le coppie possono usufruire di tecnologie all’avanguardia nel campo della diagnosi, della cura e del trattamento dei problemi dell’infertilità, percorsi PMA personalizzati, definiti in base alle specifiche esigenze e al quadro clinico della coppia, metodologie certificate rigorosamente eseguite e monitorate durante ogni fase del trattamento. L’équipe multidisciplinare, guidata dal dott. Pierluigi Giannini, è composta dai migliori esperti del settoreginecologi, andrologi, anestesisti, genetisti, psicologi, biologi, ostetriche e infermieri. 

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Salute riproduttiva, infertilità di coppia e PMA

Nel 2019 in Italia sono nati 420.084 bambini, quasi 20 mila in meno rispetto all’anno precedente. Questo dato, che è il più basso accertato negli ultimi 150 anni, sembra destinato a diminuire progressivamente a seguito della pandemia da Covid-19. L’Istat stima che per l’annualità 2020 il computo finale delle nascite possa attestarsi intorno alle 408 mila unità, per scendere a 393 mila nel 2021.

La preoccupazione per il progressivo invecchiamento della popolazione e l’elevato tasso di denatalità è un problema che, da tempo, affligge il nostro Paese. Tanto che nel 2016 la Presidenza del Consiglio dei Ministri aveva istituito una Giornata nazionale di informazione e formazione sulla fertilità, per sensibilizzare la popolazione e promuovere la salute riproduttiva. Il Progetto Studio Nazionale Fertilità, ideato dal Ministero della Salute e affidato all’Istituto Superiore di Sanità, nel 2018 ha compiuto una serie di indagini volte a indagare la propensione alla riproduzione degli italiani e la consapevolezza delle principali cause di infertilità. Su un campione di 21.217 persone, di età compresa fra i 18 e i 49 anni, il 44% ha dichiarato di non essere intenzionato ad avere figli e il 7% di non averci ancora pensato. Secondo lo studio le motivazioni per rinviare i progetti di genitorialità o rinunciarvi del tutto risultano per lo più legate a fattori lavorativi (41%), a problemi di coppia (26%) e a questioni personali (19%). Dai dati si evince una mancanza di consapevolezza rispetto all’incidenza che l’età biologica può avere sul concepimento naturale, elemento che potrebbe condizionare fortemente la decisione di avere un bambino in età più avanzata. Solo il 5% del campione è conscio del fatto che le possibilità biologiche di avere figli, per una donna, inizino a ridursi già dopo i 30 anni e sulla fertilità biologica maschile la confusione è ancora più evidente: il 24% del campione reputa che questa si riduca dopo i 60 anni.

La scelta di rinviare i progetti legati alla maternità negli ultimi anni ha portato molte donne italiane a ricorrere al congelamento degli ovociti a scopo precauzionale, un fenomeno conosciuto anche come social freezing. La crioconservazione consente di preservare le strutture cellulari a basse temperature e per lunghi periodi di tempo, mantenendo inalterate le percentuali di successo per una futura gravidanza con tecniche di PMA. Questo strumento rappresenta una risorsa fondamentale anche per le pazienti che si trovano a dover affrontare interventi chirurgici che possono ridurre la riserva ovarica, o in caso di diagnosi di tumore.

Per chiarire meglio alcuni aspetti legati all’infertilità di coppia e alle tecniche di procreazione medicalmente assistita, riportiamo una breve intervista al dott. Pierluigi Giannini, specialista in Ostetricia e Ginecologia, responsabile del Centro PMA di Villa Margherita.

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Dott. Giannini, quanto incide l’età dei partner sulle possibilità di concepimento?

L’età della donna è fondamentale, sia ai fini del concepimento spontaneo, sia quando si fa ricorso a tecniche di PMA. Al momento della nascita una donna possiede circa 1 milione di ovociti, che con l’arrivo della prima mestruazione si riducono a 400.000. Fisiologicamente, per ogni ciclo la natura seleziona un pull di ovociti, di cui solo uno arriva a maturazione. Fino ai 35 anni di età le probabilità di concepimento spontaneo per ciclo mestruale, a seguito di rapporti liberi, si attestano intorno al 20%. Con l’avanzare dell’età la qualità degli ovociti peggiora, fino a ridursi drasticamente intorno ai 40 anni. Sulla fertilità femminile possono influire, inoltre, alcuni fattori di rischio a cui si è maggiormente esposti con il progredire dell’età: disfunzioni ormonali, esposizione ad agenti inquinanti e a radiazioni, esiti di eventuali interventi chirurgici, terapie farmacologiche, alimentazione scorretta e stili di vita poco sani. Questo spiega anche perché, con l’avanzare dell’età materna, aumentino le percentuali di aneuploidie fetali (alterazioni cromosomiche del feto) e i casi di aborto spontaneo.

L’età può incidere anche sulla fertilità naturale maschile, riducendo la motilità e la qualità degli spermatozoi. Gli studi hanno evidenziato, inoltre, che l’età paterna avanzata può aumentare i rischi di anomalie nel feto, sebbene con una minore incidenza rispetto all’età materna.

 

Quando è consigliabile rivolgersi a uno specialista per valutare se sussiste un problema di infertilità di coppia?

Dopo un anno di rapporti liberi, se la donna è al di sotto dei 35 anni. Dopo sei mesi di rapporti liberi, al di sopra di quella fascia di età. Più aumenta l’età della donna, più deve essere accelerato il percorso diagnostico e più mirata la proposta terapeutica.

 

Quali sono gli esami preliminari volti a indagare le origini dell’infertilità di coppia?

Generalmente si parte dallo spermiogramma, che è l’esame meno invasivo. Se il liquido seminale ha delle caratteristiche di normalità, si passa a studiare la pervietà tubarica, la riserva ovarica con ecografia e dosaggio dell’ormone antimulleriano. Nella fase diagnostica viene eseguito anche il monitoraggio dell’ovulazione, con dosaggi ormonali eseguiti nelle diverse fasi del ciclo. In questo modo, in circa due mesi, si avrà la possibilità di avere un quadro completo sulla potenzialità riproduttiva della coppia.

 

Come viene strutturato il percorso di PMA per ciascuna coppia?

Se le tube non presentano anomalie e il liquido seminale è nella norma, o con alterazione lieve nel numero e nella motilità, si utilizzano le tecniche di PMA di I livello (IUI). Si selezionano gli spermatozoi migliori e, al momento dell’ovulazione, si effettua l’inseminazione intrauterina. A questa procedura si può associare una moderata stimolazione dei follicoli.

Se le tube sono chiuse, o il liquido seminale non presenta caratteristiche di normalità, si ricorre alle tecniche di fecondazione in vitro (FIVETICSI). In questo caso si procede al prelievo degli ovociti migliori, alla raccolta e al trattamento del liquido seminale, per poi passare all’inseminazione e alla coltura embrionaria, seguita dal transfer o dalla crioconservazione degli embrioni. Sarà anche possibile conoscere lo stato di salute dell’embrione in caso di rischi di malattie trasmissibili o nell’età materna avanzata (PGT-A/PGD).

Il valore aggiunto di Villa Margherita è quello di dare alle coppie la possibilità di effettuare un percorso completo e personalizzato, che inizia dalla prima consulenza e può proseguire fino alla nascita del bambino. Ogni coppia porta con sé delle forti aspettative e delle profonde insicurezze, che aumentano in proporzione ai tentativi fatti e agli insuccessi ottenuti in passato. Avere un approccio basato sull’attenzione e sull’empatia, oltre che sulla professionalità e sull’utilizzo di tecniche avanzate, permette di aiutare ciascuna coppia ad affrontare il percorso in maniera più serena, con la consapevolezza che il risultato non sempre è garantito, ma può dipendere da una molteplicità di fattori, in primo luogo dall’età della paziente. La filosofia di Villa Margherita non è quella di puntare al risultato immediato (anche se i nostri risultati, rispetto alla media nazionale, sono molto alti), ma di permettere alla coppia di trovare la soluzione giusta per il proprio caso specifico.

A questa attenzione si aggiunge la possibilità di usufruire di servizi di diagnosi prenatale, di un reparto di Ostetricia interno alla Clinica e del supporto indispensabile delle ostetriche, che hanno un approccio alla gravidanza e alla maternità unico nel suo genere. L’ostetrica, infatti, per sensibilità e per formazione, sviluppa delle conoscenze e delle competenze, a livello fisiologico ma anche di relazione e di counselling, che sono indispensabili per entrare in empatia con la paziente e per creare un rapporto di fiducia con le coppie che ricercano una gravidanza. La Clinica Villa Margherita, ad oggi, è l’unica struttura in Italia ad avere un’ostetrica che ha ottenuto il certificato Medically Assisted Reproduction Nurse/Midwife da parte della Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia (ESHRE).