Le fake news sul Covid-19: come distinguerle e come proteggersi



Temi sensibili, come la salute, hanno un forte impatto sull’opinione pubblica, ma non sempre è facile distinguere il vero dal falso. Nell’epoca della pandemia le informazioni sul Covid-19 si propagano con la rapidità del virus, influenzando in maniera decisiva il comportamento e le scelte delle persone. Molte notizie sono veritiere, basate cioè su fatti appurati e su evidenze scientifiche; altre sono imprecise, volutamente distorte o del tutto prive di fondamento. Post-verità, misinformazione, disinformazione e fake news possono condizionare pesantemente la nostra percezione della realtà, alternando la tendenza a sottovalutare il problema a sensazioni di vero e proprio panico. Come orientarsi, dunque, nel mare magnum dell’informazione? Affidandosi a fonti attendibili, in grado di avvalorare le proprie affermazioni attraverso ricerche comprovate e dati scientifici.

In questo articolo cercheremo di fare un po’ di chiarezza sull’argomento e sfatare alcuni falsi miti sul Covid-19. Per farlo riprenderemo alcuni dei temi recentemente trattati dal nostro Direttore Sanitario, dott. Francesco Bartolozzi, nell’Improvement Corner – Speciale Covid. L’Improvement Corner è un angolo bisettimanale di formazione, confronto, ricerca e crescita personale, che la Clinica Villa Margherita da diversi anni organizza per i propri medici e operatori sanitari. In questi incontri si discutono assieme le novità e le iniziative in ambito sanitario, in modo da migliorare costantemente la qualità dell’assistenza e fornire al paziente informazioni sempre aggiornate, corrette e puntuali.

 

 

Dinamiche informative: post-verità, fake news, misinformazione e disinformazione

La divulgazione di inesattezze e fake news sul Covid-19 può essere involontaria o intenzionale, volta cioè a condizionare o manipolare l’opinione pubblica. È interessante, in primo luogo, analizzare i meccanismi di diffusione delle notizie. Spesso, sono proprio le fonti ritenute autorevoli e i personaggi che godono di una certa credibilità sulla scena internazionale ad alimentare le false credenze sul Covid-19. Un’affermazione, sostenuta con forza da un esperto del settore o da un personaggio politico, può assumere più facilmente un carattere di verità. Avviene, così, che anche nelle società tecnologicamente avanzate, si verifichino i seguenti fenomeni:

  • misinformazione: divulgazione involontaria di notizie false, inesatte o inaccurate;
  • disinformazione: diffusione intenzionale di informazioni inesatte o distorte, allo scopo di influenzare le azioni e le scelte di qualcuno;
  • divulgazione di post-verità: affermazioni basate su “credenze diffuse”, date per certe e assunte come verità indipendentemente dalle prove a sostegno;
  • condivisione di fake news: notizie prive di fondamento, presentate con un carattere di plausibilità, così da sembrare vere;
  • infodemia: eccessiva sovrapposizione di notizie, che rende difficile verificare l’attendibilità e distinguere il vero dal falso.

La mappa geografica dell’informazione mostra come Stati Uniti, Europa e Canada, dall’inizio della pandemia fino al mese di ottobre 2020, abbiano diffuso il maggior numero di fake news sul coronavirus.

 

Come si arriva alla diffusione delle fake news in ambito sanitario?

Spesso si tratta di un meccanismo del tutto involontario. Gli stessi ricercatori, attraverso affermazioni eccessive o conclusioni non sufficientemente supportate da evidenze scientifiche, possono generare fraintendimenti. Un esempio lampante è la notizia, estrapolata da uno studio scientifico, che il SARS CoV-2 si possa trasmettere tramite aerosol. In realtà la ricerca in questione mostra come la permanenza del virus nell’aria, per vari minuti o per alcune ore, avvenga solo in condizioni sperimentali, che nella realtà si verificano solo in condizioni estremamente rare e particolari.

Un’altra fonte di misinformazione può essere costituita, talvolta, dalle press release, ossia i comunicati stampa emessi dalle case farmaceutiche. È il caso del vaccino Pfizer/BioNTech, ad esempio, la cui percentuale di efficacia (95%) è stata comunicata prima ancora che lo studio di fase 3 fosse concluso, portando all’attenzione del pubblico dati che sono stati confermati solo in un secondo momento, così da prestare il fianco ai movimenti no vax.  

Le fake news possono, inoltre, essere divulgate attraverso i media tradizionali e digitali. Nel web esistono una serie di siti pseudoscientifici, il cui nome può indurre il lettore a pensare erroneamente che si tratti di fonti attendibili. Ma anche autorevoli esponenti di stampa e tv, attraverso titoli sensazionalistici e notizie parziali volte a fare presa sul pubblico, possono generare misinformazione e diffondere post-verità.

Nei social media le false notizie trovano un terreno particolarmente fertile. Perché possono viaggiare in maniera virale e incontrollata, avvalorate dal potere della condivisione e dalla presenza di figure che agiscono come testimonial o influencer, ossia acquistano credibilità in base alla propria notorietà o alla propria capacità di collezionare follower. L’infodemia, unita alla paura del virus, può portare, infine, alcuni gruppi di interesse a promuovere intenzionalmente la disinformazione, sfruttando i profili social e le chat come cassa di risonanza.

 

Le principali fake news sul Covid-19 smentite dall’OMS

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, dall’inizio della pandemia, ha individuato una serie di false notizie circolate sul coronavirus, alcune fantasiose, altre ai limiti della fantascienza. Riportiamo, di seguito, alcuni degli esempi di fake news che l’OMS ha catalogato come mythbusters ‘miti da sfatare’. 

“Le reti mobili 5G diffondono COVID-19”. Falso. I virus non possono viaggiare attraverso le reti mobili, ma si diffondono mediante goccioline respiratorie quando una persona infetta parla, tossisce o starnutisce; il virus si può contrarre anche toccandosi gli occhi, il naso e la bocca dopo essere entrati in contatto con una superficie contaminata.

“Per proteggersi dal SARS CoV-2 bisogna mangiare l’aglio”. Falso. L’aglio ha proprietà antimicrobiche, ma non vi è alcuna evidenza scientifica a sostegno di questa affermazione.

“Se si indossano per troppo tempo le mascherine mediche si può sviluppare un’intossicazione da CO2”. Falso. Le mascherine mediche (o chirurgiche) non provocano intossicazione da CO2, né carenza di ossigeno. Devono aderire correttamente, comprendo naso e bocca, ma non compromettono la naturale respirazione. Ribadiamo, inoltre, che si tratta di dispositivi monouso, che non possono essere riutilizzati.

 

Dispositivi di protezione individuale, gel alcolici e vaccini: vero e falso

Circa l’efficacia dei dispositivi di protezione individuale c’è ancora molta confusione. Una delle tante fake news circolate sull’argomento, afferma quanto segue: “Bisogna rendere obbligatorie le mascherine N95, perché sono le uniche a proteggerci dal virus”. Falso. Le mascherine N95 sono indispensabili in ambito sanitario, quando ci si trova ad avere un contatto prolungato con un paziente affetto da Covid-19. Per l’uso quotidiano, si possono utilizzare tranquillamente le mascherine chirurgiche. Le mascherine trasparenti, che non aderiscono correttamente a naso e bocca, così come le mascherine con il filtro, che non proteggono chi ci sta intorno, non limitano la diffusione del virus.

Altre fake news riguardano l’uso del gel alcolico per le mani. “I gel disinfettanti sono tutti uguali”. Falso. Il prodotto, per essere efficace, deve contenere una certa quantità di alcol e non deve includere metanolo, dannoso per la salute. “Il gel disinfettante non può proteggerci, perché il SARS CoV-2 è resistente all’alcol”. Falso. Il gel disinfettante, quale alternativa al lavaggio accurato delle mani, in questa fase costituisce ancora un’arma di difesa essenziale per combattere la diffusione del virus.

Riguardo ai vaccini, strumento indispensabile per ottenere l’immunità di gregge, le fake news si sono moltiplicate a dismisura. Alcune affermazioni risultano palesemente false: “Quando ti iniettano il vaccino l’ago della siringa scompare nel braccio e rilascia un microchip con cui Bill Gates può controllarti”. Questa notizia, circolata in Rete con il supporto di video che sono diventati virali, non ha alcuna riprova ed è facile intuirne l’infondatezza. Altre fake news, tuttavia, portano a sostegno dei falsi dati numerici, che conferiscono un carattere di apparente plausibilità: “La probabilità di guarire dal Covid-19 è del 99,97%, quindi non c’è bisogno di vaccinarsi”. Falso. Questa affermazione, assoluta e categorica, in realtà non è supportata da alcuna statistica.   

 

Le fake news sulle caratteristiche e le origini SARS CoV-2

A distanza di quasi un anno dall’inizio della pandemia, le false notizie sulle origini e le caratteristiche del coronavirus continuano a rimbalzare in Rete. Un tweet, postato da un utente il 25 gennaio scorso, recitava: “La polmonite batterica è un’infiammazione delle vie batteriche superiore, quindi più vicine a naso e bocca”. L’informazione è falsa, dal momento che la polmonite batterica è un’infezione delle vie aeree inferiori, ma la notizia è postata con una tale sicurezza da sembrare vera. Inoltre, il SARS CoV-2 è un virus, non un batterio.  

Il caso più emblematico di post-verità riguarda proprio le origini del SARS CoV-2: “Il coronavirus è stato creato in un laboratorio a Wuhan, in Cina”. Questa informazione, data per certa da alcune figure di spicco del panorama politico internazionale, non presenta alcuna prova a sostegno. La rivista “Science” ha dimostrato con evidenze scientifiche che il virus proviene dalla natura, molto probabilmente dai pipistrelli. Anche recentemente gli ispettori dell’OMS, andati proprio a Whuan, hanno confermato di non aver trovato nessuna prova dell’eventuale creazione in laboratorio del virus.

 

Come difendersi dalle fake news e limitare l’infodemia?

Ciascuno, nel suo piccolo, può contribuire a limitare il diffondersi di fake news, verificando l’attendibilità delle notizie e valutando la correttezza, prima di condividerle. I media, spesso, giocano sul sensazionalismo per catturare l’attenzione del pubblico. Quindi, quando si legge o si ascolta una notizia, bisogna andare oltre il titolo ad effetto e cercare di approfondire il più possibile. 

Esistono organismi ufficiali, come l’OMS e l’Istituto Superiore di Sanità, che basano le proprie affermazioni su dati statistici ed evidenze scientifiche. Fonti a cui anche il personale medico/sanitario deve attenersi. Chi ha il privilegio di occuparsi della salute delle persone, infatti, ha il dovere assoluto di fornire ai propri pazienti informazioni chiare, comprensibili e fondate.

Proprio per questo è fondamentale combattere l’infodemia e gli operatori sanitari devono essere coinvolti in prima linea, così come nella lotta al virus. A Villa Margherita, ogni 15 giorni, in un angolo di formazione speciale denominato Improvement Corner – Speciale Covid ci formiamo e confrontiamo per essere sempre aggiornati e per poter essere i primi a fare corretta informazione con i nostri pazienti e i nostri amici.

Solo così, oltre alla pandemia, si può sconfiggere l’infodemia.